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Robin Gibb – Live in Amsterdam: 5 stelle!
(di Enzo , 25/10/2010 @ 01:13:13, in N.D.R. (Note Del redattore), linkato 4093 volte)

rob_Ams_rec_blog1 Quando, con qualche minuto di ritardo la band di Robin Gibb inizia a suonare intonando una intro molto accattivante (che scopriremo si tratta di "Chain reaction", il successo che i Gibb scrissero per Diana Ross), ho subito la sensazione che stasera si vedrà un gran bel concerto al Black Box, la sala più grande dell'Heineken Music Hall di Amsterdam.

La sala (che contiene circa 5.000 posti a sedere) è quasi tutta piena, io mi trovo in prima fila, in una posizione devo ammettere abbastanza invidiabile, sia dal punto di vista dell'acustica che, indiscutibilmente, per vedere (e fotografare) Robin e la sua band. Robin entra qualche attimo dopo e la intro di cui si parlava si trasforma in "You win again", la prima canzone del concerto.

L'entusiasmo del pubblico è ovviamente alle stelle. Io mi trovo accanto (certo che la coincidenza è incredibile) giusto ad un fan italiano conosciuto su Facebook, con il quale, pur non avendolo ancora fisicamente incontrato, mi sono messaggiato fino a pochi istanti prima dell'inizio. Dall'altro lato c'è una simpatica fan olandese con il suo gruppo di amici. Poco prima del concerto ho avuto il piacere di incontrare tanti fan olandesi e tedeschi con i quali sono in contatto da tanti anni. L'atmosfera è di puro entusiasmo, e noto con immenso piacere che l'audience è anagraficamente abbastanza "variegata", in quanto sono presenti tanti ragazzi molto più giovani del vostro "attempato" redattore.

Già dall'intro e da "You win again" capisco che il concerto di stasera non somiglierà all'ultimo al quale ho assistito nel settembre del 2004. Infatti non c'è l'orchestra ed i suoni della band e dei coristi sono questa volta splendidamente puliti, asciutti e ben bilanciati con la voce di Robin. Inoltre si nota subito la piacevole natura rockeggiante, essenziale ma per nulla povera degli arrangiamenti e la bravura dei componenti della band: insomma ci sono tutti gli ingredienti per una bellissima serata di grande musica firmata dai fratelli Gibb.

Innegabile comunque, va detto subito a scanso di equivoci, non pensare all'assenza di Barry, visto peraltro che tutti sappiamo benissimo che la stragrande maggioranza della playlist dello show sarà rappresentata dai grandi successi dai Bee Gees (è scritto pure sul biglietto: "An evening with the Bee Gees greatest hits"). Impossibile pertanto negare che la magia della serata potrebbe essere completa soltanto con tutti e tre i Gibb.

Ciò premesso, ci accorgeremo ben presto che l'ottimo Robin ci darà tantissime emozioni, perchè la sua voce è potente e bella come nei tempi migliori, e gli arrangiamenti delle canzoni le rendono splendidamente compatibili con le sue caratteristiche vocali. La cosa non era del tutto riuscito durante il Magnet tour del 2004, sebbene, come anche riportato da altri fan che (a differenza di chi vi scrive) videro più concerti, anche in quell'occasione, dopo un inizio del tour quasi negativo, con il passare dei concerti si andò tantissimo a migliorare. Personalmente ricordo di avere assistito, durante il concerto di Monaco a molti (quasi tutti a dire il vero) esempi di buona musica.

Inoltre si nota subito un'altra grande differenza rispetto a Monaco: Robin è di ottimo umore, scherza tra una canzone e l'altra, sorride e mostra una serenità sicuramente non messa in mostra nel concerto bavarese del settembre 2004. Avevo peraltro già piacevolmente osservato questo benessere nel corso dell'incontro pomeridiano con il Nostro, ed adesso questa sensazione diventa una certezza, che si rivelerà un altro ingrediente di successo della serata olandese.

Dopo il buon inizio di "You win again", accolta trionfalmente dal pubblico che è già caldissimo, si passa a "More than a woman", che Robin introduce definendola "una canzone da -quel- film". Chi come me è in prima fila riesce a distinguere chiaramente un sorriso (a metà tra il sarcastico e l'ironico) di Robin, e non sarà il solo, visto che accompagnerà tutte le presentazioni dei pezzi tratti da "Saturday Night Fever". Detto questo, anche grazie a quanto già detto su arrangiamenti, band e coristi, la versione proposta da Robin non è niente male, anzi!

Si passa ora ad un classico, "I started a Joke", che toglie ogni briciola di dubbio sull'ottimo stato della voce di Robin: ottima esecuzione, assolutamente in linea con quelle dei tempi migliori. Ed è la prima, meritatissima e lunga, standing ovation!

Ed ecco ora "Emotion", con i cori che ripropongono le atmosfere originali della versione portata al vertice delle classifiche da Samantha Sang. La versione di stasera è comunque ottima, niente a che vedere con alcune incertezze e sbavature notate a Monaco (forse dovute anche all'arrangiamento con l'orchestra).

Si passa ora ad "If I can't have you", che, proprio per trovare un pelo nell'uovo, è forse la canzone che provoca qualche difficoltà, specialmente perchè l'arrangiamento (molto rock), tende ad allontanare dai ricordi dei Tavares ed anche della versione dei Gibb stessi.

Ed ecco "Saved by the bell", seconda inevitabile standing ovation: impeccabile e grande resa vocale di Robin, con un arrangiamento piacevolmente essenziale.

"How deep is your love" inevitabilmente risente dei milioni di ascolti riferibili alla voce di Barry, ma Robin la propone con molto trasporto, accompagnato da una buona performance dei coristi.

La canzone che viene dopo era una delle più attese da chi vi scrive. Si tratta della bella "Alan Freeman days", l'unica canzone proposta da Robin tra quelle che dovrebbero fare parte del suo futuro (?) nuovo album solista. E' una grande performance vocale, uno dei momenti più ricchi di emozione della serata. Ripetitivo ma necessario l'elogio di band ed arrangiamenti.

Dopo l'ottima accoglienza da parte del pubblico per l'unico inedito, Robin presenta una canzone che definisce "molto attuale, visti i recenti avvenimenti". Si tratta di "New york mining disaster 1941", ed è chiaro il riferimento alla recente vicenda dei minatori cileni, intrappolati (per fortuna con un lieto fine) all'interno della loro miniera. Versione ovviamente ottima, vista la quasi naturale adattabilità della canzone alla voce ed ai tempi di Robin. Da notare che a Monaco (e la cosa non fu affatto spiacevole) "NYMD 1941" fu proposta con un arrangiamento "midtempo", ricco di chitarre e batteria. La versione di stasera è invece assolutamente in linea con quelle da sempre proposte durante i concerti dei Bee Gees.

Mentre si inizia a notare un crescente entusiasmo da parte del pubblico, con crescente assembramento sotto il palco che la security (forse sorpresa dal calore del pubblico) non riesce ad arginare, giunge il momento di "Heartbreaker", ed è uno dei migliori momenti del concerto, anche se con la canzone che segue (l'ottima "Massachussetts") è ancora standing ovation. La cosa si ripete subito dopo con "Gotta get a message to you". Adesso (senza retorica) è davvero un susseguirsi di emozioni, visto che Robin le canta davvero perfettamente. Ormai siamo tutti insieme e meno che meno si pensa a sedersi quando arriva "Night fever", con un arrangiamento coinvolgente anche se molto meno "disco" di quanto si aspetterebbero i die hard del periodo "helium" dei Gibb.

rob_Ams_rec_blog2 Arriva "Too much heaven", performance lievemente meno brillante ma sempre di ottimo livello, seguita da una grande e credibile versione di "To love somebody", che viene accolta da un lungo applauso.

Molti fan sono ormai proprio sotto il palco e stringono le mani a Robin, che apprezza e non rifiuta il contatto fisico, sotto l'occhio preoccupato dei tizi della security, che devono completamente soccombere dopo l'entusiastica reazione riservata ad "Islands in the stream", proposta da Robin & band in una versione molto simile a quella proposta dai Bee Gees nei concerti di fine anni 80 ed in seguito in quelli degli anni 90. E' uno dei picchi della serata, l'atmosfera è gioiosa, pure quando inizia una delle più tipiche canzoni usualmente cantate da Barry, "Words", della quale Robin propone un'altrettanto credibile ed emozionante versione.

Il pubblico apprezza tantissimo e nel frattempo si passa a "Woman in love" (proposta per ovvi motivi di "opportunità" con un'obbligatoria variazione di testo."- you are - a woman in love".), che sebbene è cantata abbastanza bene da Robin, peraltro con un sostanzioso accompagnamento "sing-along" del pubblico, risente (e non può essere diversamente) della potentissima associazione con la Streisand. Ma tutto passa quando si sentono le primissime note di "Juliet", cavallo di battaglia di Robin e da sempre momento di grande entusiasmo. Il pubblico regala a Robin un lunghissimo applauso e continua ad intonare il coro da stadio che caratterizza "Juliet", sperando in una reprise che tuttavia Robin e la band non concedono.

Tuttavia, nell'entusiasmo generale, si passa ad una rockettara "You should be dancing", uno dei momenti più particolari del concerto. A mio avviso la versione ascoltata, sebbene perda una parte del sapore disco della versione originale, si adatta molto di più a Robin, che infatti è assolutamente a suo agio. Ottima.

E qui il buon Robin (ovviamente pro-forma) ringrazia il pubblico di Amsterdam ed il pubblico "proveniente da qualsiasi altra parte" (ricordandosi forse della cosmopolita rappresentanza di fan provenienti da quattro diversi angoli del mondo che aveva incontrato soltanto due ore prima.)

E quindi siamo ai canonici bis. Nella bolgia più assoluta sotto il palco e un pò dappertutto nella hall, Robin inizia con "Jive talkin'" , e , dopo l'ennesimo contatto "sotto palco" prosegue con l'inevitabile "Stayin'alive". Per entrambe le canzoni valgono le considerazioni (positive) fatte per "You should be dancing".

L'ultima canzone dello splendido concerto è "Tragedy", ventitreesima canzone che, dopo quasi due ore, conclude degnamente l'esibizione di Robin, che onestamente non sembra a nove settimane di distanza da un intervento chirurgico "salva vita".

Nonostante le speranze di una parte del pubblico che lo vorrebbe di nuovo sul palco, stavolta è proprio finita. E' stata una bella serata, e ci siamo accorti tutti che le doti canore di Robin sono ancora intatte. Ci siamo accorti (credo che molti di noi tra il pubblico non ne avevamo bisogno) che il nostro amore per la musica dei Gibb non è dimunuito dopo tanti anni e tantissimi, indelebili ricordi.

Cedo alla retorica per definire l'emozione e l'entusiasmo coinvolgente che ho percepito all'Heineken music hall di Amsterdam una ennesima testimonianza della longevità e della unicità delle atmosfere magiche che le composizioni dei fratelli Gibb riescono ad offrire (per esempio nel mio caso) dopo oltre 35 anni di ascolti. Davvero mi auguro di rivivere ancora questi momenti, magari avendo la fortuna di ascoltare anche la voce di Barry Gibb.

Altre foto del concerto di Robin Gibb ad Amsterdam